Renzo Ghizzoni
Country Manager Italia
Extreme Networks
E’
opinione comune che i
nuovi modelli tecnologici (cloud, mobility, il mondo delle "app")
stiano generando una complessità aggiuntiva
al lavoro svolto dai CIO (Chief Information Officer),
i quali sempre più si rendono conto di come le attività legate
alla gestione delle tecnologie devono andare oltre il perimetro
aziendale, superando le mansioni fino ora espletate.
Un chiaro esempio
di questo cambiamento è legato al processo di IT consumerization, grazie al
quale utenti non esperti, riescono in maniera del tutto naturale ad usufruire
di applicazioni ed ambienti cloud resi disponibili da una vastissima gamma di
soggetti commerciali presenti in internet. In molti casi infatti, non è più
necessario installare le applicazioni sui server della società, ma queste
vengono previste gratuitamente o ad un costo molto contenuto dai Cloud Provider.
Questa facilitazione consente in teoria ad ogni reparto dell’azienda di poter
utilizzare le applicazione più disparate senza che ci sia necessariamente
conoscenza dei relativi sistemi e del potenziale rischio di sicurezza ad essi
correlato. Si parla in questo caso del fenomeno classificato come “ Shadow IT,
vale a dire la tendenza ad utilizzare qualsiasi applicazione all’interno
dell’organizzazione, a prescindere dagli standard e dai controlli imposti dal
reparto IT e dalle policy aziendali. Qualcosa di simile si verifica con l'uso
di dispositivi mobili e con il fenomeno del BYOD (Bring Your Own Device), che
implica l’utilizzo di dispositivi mobili ed applicazioni che potrebbero violare
i criteri di gestione della sicurezza all’interno dell’azienda.
Siamo ormai tutti d’accordo che questi trend sono inarrestabili e non avrebbe senso cercare di impedirne la diffusione all’interno delle aziende. L’approccio corretto sarebbe quindi quello di accogliere questi orientamenti avendo però strumenti e metodologie per minimizzare i rischi di sicurezza e valorizzare al contempo gli asset esistenti. Oggi quindi, più che mai, è indispensabile che il responsabile IT conosca a fondo quali applicazioni, dispositivi e strumenti vengono utilizzati nell’azienda. Parliamo in questo caso di Device, Operating System a Application Visibility. Questa conoscenza serve per poter gestire al meglio una quantità enorme di informazioni sull'uso di applicazioni complesse e sempre più distribuite. La buona notizia è che oggi tutte le applicazioni vengono utilizzate in rete, che si trasforma quindi in un potente alleato se si hanno gli strumenti giusti per utilizzare tali informazioni.
Infatti, nella
rete si trova un importante patrimonio di conoscenze e di informazioni a
supporto della business intelligence, bisogna solo avere gli strumenti adeguati
per analizzarle e sfruttarle al meglio. La rete può dirci chi usa ogni
applicazione, quando, con quale frequenza e dove la utilizza, ed è in grado di
rilevare anche quelle applicazioni di cui il reparto IT non ha alcuna
conoscenza preliminare. L'utilità di questa conoscenza a livello di business è
indiscutibile, in quanto ci consente di identificare immediatamente se abbiamo
policy aziendali oramai inadeguate e ci supporta nel riprogettare le
metodologie all'interno dell'azienda, per migliorare l'efficienza o
semplicemente per aiutarci a sviluppare maggior business.
La cosa
interessante di tutto questo non è solo legata a facilitare la gestione degli
strumenti informatici da parte del responsabile IT e dell'intero reparto
impegnato ad operare in ambienti sempre più complessi, ma questa conoscenza rende
prioritario la funzione del CIO, che torna ad avere un ruolo primario
all’interno delle aziende moderne, non più come detentore soltanto di un centro
di costo, ma di un asset di conoscenza fondamentale dal quale le aziende IT
centriche non possono più prescindere nella definizione dei piani di sviluppo e
nelle decisioni di business. E’ grazie a questo patrimonio di conoscenza che il
CIO moderno e visionario ha la possibilità di assicurarsi un posto privilegiato
nei Board of Directors delle aziende.
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