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domenica 25 maggio 2014

I numeri dei freelance in Italia

Partite IVA per tipologia di società

L’Italia, come è noto, è il Paese delle partite iva: l’agenzia delle entrate le quantifica in un numero compreso fra 8 e 9 milioni su una forza lavoro di circa 20 milioni. Questi numeri fanno impallidire tutti gli altri Paesi europei. Ma è tutto oro quello che luccica?

In realtà molte partite IVA sono inattive e questo abbassa la stima a poco più di 5 milioni e altre, circa 300 mila secondo la stima dell’istituto di ricerca ISFOL, sono finte poiché aperte per poter lavorare presso studi professionali mascherando un vero e proprio  rapporto subordinato. Causa il rigido mercato del lavoro, a questi studi non conviene assumere personale a tempo indeterminato o sostenere i costi previdenziali. 

Il rischio di sottovalutare o sopravalutare la portata di questa categoria di lavoratori è alto. Inoltre anche la definizione di freelance non è molto chiara. Il termine freelance ha addirittura origini nella letteratura: free-lance è il soldato mercenario senza bandiera descritto da W. Scott nel romanzo Ivanhoe (quello di Robin Hood e re Riccardo Cuor di Leone per intenderci). All'inizio del secolo scorso il termine veniva usato per indicare soprattutto il giornalista indipendente che vendeva i propri articoli alle varie testate. Con lo sviluppo della tecnologia la parola  ha cambiato nuovamente significato. Il freelance ha abbandonato l’inchiostro e la carta per usare computer, cellulare e mail. E’ un libero professionista che svolge attività creative ed intellettuali: consulenti, artisti, programmatori, blogger, grafici e contabili sono solo un esempio di queste professioni moderne. 

Ai 5 milioni di partite IVA dobbiamo sottrarre gli imprenditori che svolgono attività produttive o artigianali. Questo spiega il motivo di dati contrastanti comparsi su articoli di testate nazionali: da un lato si dice che la crisi ha drasticamente ridotto il numero di imprenditori  dall'altro lato il numero di freelance ha visto una crescita a due cifre negli ultimi 3 anni.

Secondo la natura stessa della professione, i freelance vogliono essere liberi e non inquadrabili: è per quello che il loro numero non è immediatamente calcolabile e non vi è ancora un’organizzazione in grado di fornire delle cifre certe. Negli ultimi anni cresce però la richiesta di maggiori attenzioni per questa categoria che sta diventando la spina dorsale delle nostra imprese per uscire dalla crisi. A gran voce si è richiesto al governo Renzi di estendere il bonus di 80 euro alle partite IVA mentre l’ACTA (Associazione Consulenti del Terziario Avanzato) mette in campo alcune proposte per tutelare socialmente il freelance. L’European Freelances Campaign raccoglie firme per far sentire la voce dei freelance a Bruxelles. C’è anche chi offre supporto e know-how al mondo freelance: a Torino Toolboxoffice offre spazi condivisi per freelance e a Milano la Camera di Commercio tramite Formaper aiuta i giovani a mettersi in proprio con corsi e formazione.

La rivoluzione legata alle nuove tecnologie ha creato nuove professioni che ben si adattano al mondo freelance. Le piccole medie imprese devono dotarsi di siti web o app per non perdere il contatto con la clientela o puntare sull'esportazione: ed ecco che il web designer freelance che corre in loro aiuto. Internet ha dato una decisiva spinta allo sviluppo degli e-pro: professionisti che orbitano attorno alla rete. Non c’è da stupirsi se vi è fermento attorno a questa comunità. Negli USA e nel nord Europa sono già attivi dei marketplace per favorire l’incontro fra clienti e freelance. Secondo una ricerca di Mckinsey entro il 2015 il 90% delle società americane si appoggerà su piattaforme per freelance per dotarsi dei migliori talenti. In Italia è nata da poco AddLance che punta a conquistarsi i favori dei professionisti e delle PMI del Bel Paese.


AddLance ha pubblicato di recente uno studio sui numeri che circondano il mondo freelance: sono gli USA che fanno la parte del leone nel mondo freelance con il 27% della forza lavoro. La sorpresa più significativa è che l’Italia si colloca in cima ai pesi UE con un significativo 6% superando il 5% del Regno Unito e il 4% tedesco.  La ricerca approfondisce la situazione nazionale rielaborando i dati del Dipartimento delle Finanze aggiornati al 2013. Secondo tale ricerca alla fine del 2011 vi erano 5 milioni di partite iva ma incrociando i dati sulla forma societaria, fatturato e settore di attività la dimensione del mondo freelance si colloca a 1.1 milioni di soggetti attivi. Di questi i professionisti legati al web sarebbero il 60%. Queste cifre sono destinate ad aumentare dato che vi è un netto incremento di aperture di partite IVA da parte di giovani under 35. Questo non deve sorprendere: se il futuro per i giovani è la precarietà tanto vale mettersi in gioco e cogliere tutte le opportunità lavorando per se stessi.

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