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martedì 12 giugno 2018

The Open Brand Project. La fine dell’inizio



L’Open Brand Project rappresenta uno sforzo collaborativo di evoluzione dei nostri brand e logo. 

Un team di designer interni, in collaborazione con Pentagram, nota società internazionale di consulenza di design, sono all’opera per semplificate e modernizzare il nostro look.

Lanciato a fine 2017, il progetto Open Brand è giunto a uno spartiacque. Stiamo infatti chiudendo la prima fase in cui abbiamo invitato il pubblico a partecipare e a fornire idee e commenti, e in cui abbiamo realizzato alcuni prototipi sulla base delle indicazioni ricevute. I nostri designer hanno disegnato centinaia di cappelli e le loro scrivanie assomigliano molto allo studio di un cappellaio pazzo per i Fedora. Da qui parte la fase di scelta, test e ritocco dei diversi progetti. Ma c’è ancora molto da fare.

Sono almeno tre gli approcci per cambiare un logo. Si possono apportare modifiche minime, quasi impercettibili, per ottimizzare un logo che funziona già bene. Si può evolvere, con modifiche sostanziali, ma mantenendo la personalità e il carattere del logo originale, rendendolo riconoscibile ma rinnovato. Oppure partire da zero.

In Red Hat abbiamo optato per il percorso intermedio, quello dell’evoluzione.

Un’evoluzione di successo spesso richiede la condivisione degli obiettivi e dei problemi che ci proponiamo di risolvere. E’ importante capire ciò che facciamo e perché. Per indirizzare il lavoro abbiamo aperto un dibattito al nostro interno, e coinvolto con un sondaggio partner, clienti e tutti coloro che hanno un interesse nella nostra identità.

Dei partecipanti, il 67% ha indicato il cappello come elemento più importante del logo, mentre il 18% ha scelto il colore rosso come più emblematico. L’81% ha dichiarato che il Fedora è il cappello che meglio rappresenta Red Hat. Nient’altro ci è arrivato vicino. E, soprattutto, il 40% ritiene che ‘l’apertura’ sia la qualità principale da associare a Red Hat, seguita dalla ‘fiducia’ al 16%.

Da questi dati sono emerse alcune direzioni molto chiare.

Il nuovo logo conterrà un Fedora rosso. E il nome verrà rivisto per riflettere in modo più accurato il nome dell’azienda: due parole con la maiuscola ‘Red Hat’, invece di redhat.

E per quanto riguarda la questione ‘open’? Come gestiamo il fatto che l’ombra sotto l’attuale Fedora non comunica apertura o trasparenza molto bene? Comunica fiducia? In Red Hat noi lo chiamiamo Shadowman ed è un simbolo importante. Decidere del suo futuro è stata una sfida notevole. Forse è arrivato il momento che la figura che indossa il Fedora rifletta meglio le diverse comunità che serviamo. O è il caso che si tolga il Fedora e vada in pensione?
Per valutare tutte le possibilità, il design team ha intrapreso tre direzioni: un Fedora rosso indossato da una figura di qualche genere, un Fedora rosso da solo, e un disegno in cui l’icona del Fedora rosso fungesse da lettera o formasse parte della parola.

Il cappello da solo è interessante perché è semplice e indirizza le questioni legate a genere, razza e l’aria sinistra del nostro Shadowman. Ma il cappello con un viso più astratto o universale rappresenterebbe un cambiamento più graduale che mantiene vivo lo spirito di Shadowman. Un simbolo azzeccato potrebbe essere avvincente, ma non è facile farlo funzionare. Non sono molte le lettere che assomigliano a un cappello e se non lo azzecchiamo, non tutti lo capiranno.

Queste tre direzioni hanno generato centinaia di prototipi in molteplici stili. Alla fine sono emersi 12 progetti che sono stati condivisi con gli executive Red Hat, un esteso gruppo di influencer interni e con tutta l’azienda in due town hall globali. In questo modo abbiamo ridotto i 12 design a 4. Questi 4 design sono stati condivisi con clienti, partner e altri partecipanti al Red Hat Summit a inizio maggio per sondarne le reazioni.

Adesso siamo alla fase due. Stiamo rivedendo le quattro proposte per arrivare a due design finali, ritoccando i cappelli e identificando il giusto tipo di trattamento e lettering del nuovo logo. Poi dobbiamo sottoporre ogni proposta a uno stress-test realizzando sistemi di branding completi per vedere se funzionano nelle applicazioni pratiche – dalle insegne negli uffici alle magliette, fino alle tazze e agli avatar di Twitter.

Nelle prossime settimane avremo altre novità da condividere e l’estate sarà sicuramente un momento ‘caldo’ per il nostro Open Brand Project design team.
Se volete saperne di più visitate la pagina Open Brand Project.

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