L’Open Brand Project rappresenta uno sforzo collaborativo di evoluzione dei
nostri brand e logo.
Un team di designer interni, in collaborazione con
Pentagram, nota società internazionale di consulenza di design, sono all’opera
per semplificate e modernizzare il nostro look.
Lanciato a fine 2017, il progetto Open Brand è giunto a uno spartiacque.
Stiamo infatti chiudendo la prima fase in cui abbiamo invitato il pubblico a
partecipare e a fornire idee e commenti, e in cui abbiamo realizzato alcuni
prototipi sulla base delle indicazioni ricevute. I nostri designer hanno
disegnato centinaia di cappelli e le loro scrivanie assomigliano molto allo
studio di un cappellaio pazzo per i Fedora. Da qui parte la fase di scelta,
test e ritocco dei diversi progetti. Ma c’è ancora molto da fare.
Sono almeno
tre gli approcci per cambiare un logo. Si possono apportare modifiche minime,
quasi impercettibili, per ottimizzare un logo che funziona già bene. Si può
evolvere, con modifiche sostanziali, ma mantenendo la personalità e il
carattere del logo originale, rendendolo riconoscibile ma rinnovato. Oppure
partire da zero.
In Red Hat
abbiamo optato per il percorso intermedio, quello dell’evoluzione.
Un’evoluzione
di successo spesso richiede la condivisione degli obiettivi e dei problemi che ci proponiamo di risolvere. E’ importante capire ciò che facciamo e perché. Per indirizzare il lavoro
abbiamo aperto un dibattito al nostro interno, e coinvolto con un sondaggio partner, clienti e
tutti coloro che hanno un interesse nella nostra identità.
Dei
partecipanti, il 67% ha indicato il cappello come elemento più importante del
logo, mentre il 18% ha scelto il colore rosso come più emblematico. L’81% ha
dichiarato che il Fedora è il cappello che meglio rappresenta Red Hat.
Nient’altro ci è arrivato vicino. E, soprattutto, il 40% ritiene che
‘l’apertura’ sia la qualità principale da associare a Red Hat, seguita dalla
‘fiducia’ al 16%.
Da questi
dati sono emerse alcune direzioni molto chiare.
Il nuovo
logo conterrà un Fedora rosso. E il nome verrà rivisto per riflettere in modo
più accurato il nome dell’azienda: due parole con la maiuscola ‘Red Hat’,
invece di redhat.
E per quanto
riguarda la questione ‘open’? Come gestiamo il fatto che l’ombra sotto
l’attuale Fedora non comunica apertura o trasparenza molto bene? Comunica
fiducia? In Red Hat noi lo chiamiamo Shadowman ed è un simbolo importante.
Decidere del suo futuro è stata una sfida notevole. Forse è arrivato il momento
che la figura che indossa il Fedora rifletta meglio le diverse comunità che
serviamo. O è il caso che si tolga il Fedora e vada in pensione?
Per valutare
tutte le possibilità, il design team ha intrapreso tre direzioni: un Fedora
rosso indossato da una figura di qualche genere, un Fedora rosso da solo, e un
disegno in cui l’icona del Fedora rosso fungesse da lettera o formasse parte
della parola.
Il cappello da solo
è interessante perché è semplice e indirizza le questioni legate a genere,
razza e l’aria sinistra del nostro Shadowman. Ma il cappello con un viso più
astratto o universale rappresenterebbe un cambiamento più graduale che mantiene
vivo lo spirito di Shadowman. Un simbolo azzeccato potrebbe essere avvincente,
ma non è facile farlo funzionare. Non sono molte le lettere che assomigliano a
un cappello e se non lo azzecchiamo, non tutti lo capiranno.
Queste tre
direzioni hanno generato centinaia di prototipi in molteplici stili. Alla fine
sono emersi 12 progetti che sono stati condivisi con gli executive Red Hat, un
esteso gruppo di influencer interni e con tutta l’azienda in due town hall
globali. In questo modo abbiamo ridotto i 12 design a 4. Questi 4 design sono
stati condivisi con clienti, partner e altri partecipanti al Red Hat Summit a
inizio maggio per sondarne le reazioni.
Adesso siamo alla
fase due. Stiamo rivedendo le quattro proposte per arrivare a due design
finali, ritoccando i cappelli e identificando il giusto tipo di trattamento e
lettering del nuovo logo. Poi dobbiamo sottoporre ogni proposta a uno
stress-test realizzando sistemi di branding completi per vedere se funzionano
nelle applicazioni pratiche – dalle insegne negli uffici alle magliette, fino
alle tazze e agli avatar di Twitter.
Nelle prossime
settimane avremo altre novità da condividere e l’estate sarà sicuramente un
momento ‘caldo’ per il nostro Open Brand Project design team.
Se volete saperne
di più visitate la pagina Open Brand Project.
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