l Public Cloud cresce del
+35% (460 milioni di €) mentre gli investimenti per la Cloud Enabling
Infrastructure registrano un +21% e toccano quota 1,05 miliardi.La spesa delle PMI per il Public Cloud è ancora limitata in valore (46 milioni di €) ma ha registrato una crescita del 70%.I
tassi di crescita conferamano che il Cloud sta diventando un percorso
inevitabile di trasformazione dei Sistemi Informativi aziendali.
Milano, 30 giugno 2015 – Il
mercato Cloud in Italia viene stimato in crescita del 25% nel 2015 ed è
destinato a raggiungere un valore pari a 1,51 miliardi di €.
Contribuiscono a questa stima soprattutto gli investimenti dedicati alla
Cloud Enabling Infrastructure, ovvero quelli impiegati per aggiornare
il patrimonio infrastrutturale e applicativo già esistene in azienda,
che valgono in italia 1,05 miliardi di euro e crescono del 21%, e quelli
dedicati al Public Cloud, stimabili in 460 milioni di euro, in crescita
del 35% anno su anno.
“A
distanza di un anno, sembra davvero che le ombre che rendevano il cloud
un fenomeno talvolta incompreso e incapace di incidere realmente sulle
scelte delle imprese siano finalmente svanite”, afferma Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano. “È
stato compreso che esistono due strade e approcci differenti: da una
parte il public cloud dall’altra parte, l’approccio interno, la Cloud
Enabling Infrastructure. Due strade molto diverse: la prima disruptive e
veloce, la seconda più complessa, una via questa che richiede
investimenti, scelte e percorsi abilitanti l’evoluzione e
l’aggiornamento del patrimonio infrastrutturale e applicativo esistente,
che favorisce e promuove l’utilizzo dei servizi Public Cloud e prevede
un percorso meno estemporaneo, ma maggiormente connesso con le strategie
di evoluzione del Sistema Informativo Aziendale.”
È quanto emerge dalla fotografia scattata dall'Osservatorio Cloud & ICT as a Service, giunto alla quinta edizione epromosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*.
La
ricerca, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del
Convegno “Cloud davvero, semplice ma non banale” ha analizzato
dettagliatamente l’evoluzione dell’offerta e i modelli di adozione di
tale modello nelle aziende di grandi, medie e piccole dimensioni
coinvolgendo 600 CIO e responsabili IT di imprese italiane.
La scomposizione del mercato Public Cloud
La
spesa in soluzioni di Public Cloud segna una crescita del 35% e si
divide principalmente nell'acquisto di servizi applicativi (45%), i
servizi infrastrutturali (44%) e i servizi PaaS (Platform as a Service,
11%). Analizzando più nel dettaglio la spesa in servizi applicativi
emerge come poco meno della metà, il 46%, è attribuibile a servizi di
Office Automation, Posta Elettronica, Enterprise Social Collaboration
& Intranet, il 21% a CRM, SCM ed ERP, il 20% ad amministrazione,
finanza e controllo, risorse umane ed e-learning, il 13% a portali Web
B2C ed eCommerce, Business Intelligence e Web Analytics.
Analizzando
lo sviluppo futuro del mercato del Public Cloud nei prossimi tre anni, i
CIO intervistati segnalano che avranno un impatto significativo
l’Hybrid IT (42%), il Cloud Management Platform (24%) in grado di
gestire ambienti cloud eterogenei, la progressiva diffusione del
Platform as a Service (39%) e dei servizi di integrazione
infrastrutturale (22%). Rilevanti anche i temi legati all’Application
Development & Lifecycle Management (22%), all’evoluzione degli
standard di sicurezza (18%) e all’emergere degli Enterprise Cloud
Application Store (16%).
Il percorso verso il Cloud IbridoMentre
nelle aziende italiane si stanno diffondendo le soluzioni di Public
Cloud, aumenta nel contempo nelle direzioni ICT la consapevolezza e la
maturità nell’affrontare questa tematica, comprendendone le reali
ricadute sul Sistema Informativo aziendale. Questo è evidente anche
considerando quanto le aziende continuino a investire al proprio interno
per far evolvere e aggiornare il patrimonio infrastrutturale, per una
cifra stimata in 1,05 Miliardi di €, più del doppio rispetto al Public
Cloud.
L’investimento
su questi fattori abilitanti, che definiamo Cloud Enabling
Infrastructure, consente la creazione di un Sistema Informativo Ibrido,
che unisce e fa lavorare insieme i sistemi interni con i servizi offerti
dal Public Cloud, valorizzando caratteristiche e opportunità di
entrambi i modelli. I maggiori benefici per il business, infatti, si
ottengono quando si riescono a far dialogare applicativi e servizi
fruiti dal Public Cloud con gli applicativi già presenti in azienda. Per
ottenere, però, un Sistema Informativo solido e coerente è necessario
approcciare in modo evoluto il tema dell’integrazione, in modo tale da
permettere un’agile sostituzione dei suoi elementi costitutivi.
“Nonostante l’approccio al Cloud, la Cloud Journey, sia diverso azienda per azienda", afferma Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service,
"CIO e player di settore concordano sul fatto che il punto di arrivo
sia quello del Cloud Ibrido, paradigma che permette di beneficiare delle
caratteristiche peculiari sia del Cloud Pubblico sia del patrimonio
informatico aziendale più tradizionale. Questo emerge dall’analisi delle
Grandi Imprese coinvolte nella ricerca, nelle quali iniziative pilota
stanno lasciando spazio a progettualità più mature caratterizzate da un
approccio sistemico. Solo le aziende capaci di integrare i sistemi in
modo evoluto, infatti, hanno potuto godere dei benefici di innovazione e
flessibilità dei servizi Cloud, innestandoli in modo coerente sul
proprio Sistema Informativo tradizionale. Ad oggi solo l’8% delle
aziende ha raggiunto questa configurazione, anche grazie alla
lungimiranza ed agli investimenti operati negli anni, ma con l’aumento
consapevolezza dei CIO e la spinta dell’offerta è ragionevole prevedere
un’accelerazione nell’adozione di modelli di Cloud Ibrido.”
La gestione dei progetti Cloud“Il
Cloud è un trend ormai inarrestabile trainato da benefici sempre più
evidenti, occorre però attenzione a non banalizzare il fenomeno:
introdurre il Public Cloud non significa semplicemente acquistare e
'accendere' una soluzione” afferma Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano. “Le
iniziative di introduzione del Cloud sono veri e propri progetti che
richiedono di prendere in considerazione variabili di natura economica,
tecnologica, organizzativa e legale. Rispetto ai progetti tradizionali
la “complessità” non si annulla affatto, ma semmai si trasforma,
spostandosi su fattori diversi. Questa trasformazione è destinata a
spiazzare le competenze delle direzioni ICT che non sapranno rimettersi
in gioco per acquisire nuove conoscenze e professionalità e ripensare il
proprio ruolo a supporto del business.”
L’analisi
delle esperienze censite dall’Osservatorio ha permesso di sviluppare il
Cloud Project Framewok, un modello che, a partire dall’identificazione
delle fasi che caratterizzano un progetto IT, identifica le variabili
che occorre considerare nella gestione di un progetto Cloud e consente
così di identificare le nuove competenze e professionalità da sviluppare
per passare efficacemente da un modello informativo tradizionale a uno
as a Service.
Mentre in
un progetto tradizionale le macro fasi sono relativamente definite e
classificabili secondo lo stadio di maturità del progetto stesso
(progettazione e implementazione) e le competenze/risorse da mettere in
gioco (organizzazione e tecnologia), in un progetto Cloud i confini
risultano sfumati e le fasi in parte si parallelizzano e prevedono
continui cicli di feedback.
Per quanto
riguarda le singole attività previste all’interno delle fasi, i
risultati della survey indicano che, su un campione di 51 grandi
imprese, rispetto a un progetto IT tradizionale, ve ne sono alcune più
semplici e altre più complesse che richiedono nuove competenze. Proprio
perché demandate al provider, le attività della fase di Run risultano
notevolmente semplificate, permettendo il raggiungimento di benefici in
termini di agilità, flessibilità e riduzione del time to market:
gestione operativa, manutenzione e help desk sono ritenute più semplici,
rispettivamente, nell’89%, 81% e 64% del campione.
Al contrario, le
attività che sono reputate più complesse rientrano nella fase di
Analyse&Plan, in particolar modo la definizione delle SLA del
contratto è critica per il 64% del campione e la valutazione di rischi,
tempi e costi risulta più complessa nel 61% dei casi. Inoltre, il 53%
delle aziende ritiene maggiormente complessi la misurazione e il
monitoraggio delle performance.
Il
principale elemento che rende maggiormente articolatele varie fasi, in
modo trasversale, risulta essere la mancanza di risorse e competenze
necessarie per svolgere l’attività (53%). Il successo o meno del
processo di adozione del Cloud dipende quindi fortemente
dall’acquisizione di nuove competenze prima non possedute dall’azienda o
solo in parte sfruttate: particolarmente rilevanti sono quelle di
Supply Management, Contract Management, Enterprise Architecture, Change
Management e Performance Management.
La diffusione del Cloud nelle PMINell’ultimo
anno, la spesa in public cloud delle PMI è cresciuta ad un ritmo
superiore rispetto al mercato nel suo complesso, pari a un incremento
del 70%, aumentandone l’incidenza relativa che oggi è pari al 10%. Il
mercato, tuttavia, è ancora limitato e vale circa 46 milioni di €. Tra i
servizi maggiormente adottati vi sono le soluzioni di Office Automation
e Posta Elettronica (13%), i sistemi ERP e CRM (11%), le soluzioni di
amministrazione finanza e controllo o per la gestione HR (8%),
Enterprise Social Collaboration & Intranet (7%) e Business
Intelligence (5%). tra gli ambiti infrastrutturali, l’8% utilizza
macchine virtuali e storage e il 5% servizi di Business Continuity e
Disaster Recovery.
Il ruolo delle startupSono
ben 677 le startup che che offrono servizi Cloud finanziate da
investitori istituzionali a partire dall’inizio del 2012 per un totale
di circa 15 miliardi di dollari. Il 10% sviluppa soluzioni orientate
alle Cloud Enabling Technology, mentre il 90% offre servizi di Public
Cloud, con prevalenza di soluzioni SaaS (71%), sopratutto nel settori
del Customer Lifecycle (37%), Business Intelligence & Analytics
(22%) e Unified Communication & Collaboration (14%).
In
Italia sono 27 le startup operanti in ambito Cloud & ICT as a
Service che hanno ottenuto finanziamenti da parte di Business Angel,
Venture Capitalist e società di investimento negli ultimi 3 anni. La
maggior parte delle imprese ha sede nel Nord Italia (41%) seguono il Sud
e le Isole (32%) e il Centro (27%).
* L'edizione 2015 dell'Osservatorio Cloud & ICT as
a Service è realizzata con il supporto di Alcatel-Lucent Enterprise,
AlmavivA, Aruba Cloud, Cisco, CloudItalia, Dimension Data, HP, IBM,
NetApp, Openwork, Passepartout, Retelit, Telecom Italia, VMware,
Vodafone Italia; Fastweb, Netalia; Telecom Italia Digital Solutions.
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