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venerdì 28 marzo 2014

Banda larga: ritardi inaccettabili nelle aree rurali, in 5 Regioni ancora tutto fermo

L’Agia-Cia spiega che a fine 2013, secondo gli ultimi dati, ci sono stati passi avanti sulla popolazione raggiunta dalla fibra ottica (233 mila) e sull’avanzamento delle infrastrutture, ma il “digital divide” rimane ancora troppo forte, anche tra le varie aree geografiche del Paese. L’accesso alle reti di nuova generazione è strategico per le aziende, in primis quelle agricole, per favorire lo sviluppo e creare nuove opportunità di lavoro per i giovani. Serve un tavolo “ah hoc” al ministero dello Sviluppo economico.

 

Bisogna imprimere una decisa accelerata alla realizzazione della banda larga nelle aree rurali, che continua a scontare ritardi inaccettabili per i cittadini e gli agricoltori. Lo afferma l’Agia-Cia, spiegando che lo stato di avanzamento dei lavori per reti e infrastrutture in fibra ottica non raggiunge ancora il 50 per cento dei target previsti.

Secondo l’ultimo monitoraggio effettuato dal Mipaaf infatti -spiega l’associazione “under 40” della Cia- a fine 2013 la popolazione raggiunta dalla banda larga nelle aree rurali è passata da 75 mila a 233 mila abitanti e sono triplicate le tratte di infrastruttura completate (da 74 a 231), ma allo stesso tempo ci sono 5 Regioni che non hanno neppure avviato i cantieri (Marche, Puglia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Umbria).

            Questo vuol dire che in Italia non c’è solo un gap rispetto agli altri paesi Ue, ma che il “digital divide” rimane molto esteso anche tra le varie aree dello Stivale -osserva l’Agia- come dimostra anche il numero di aziende agricole “informatizzate”: sono il 10,9 per cento al Nord-Ovest e l’8,1 per cento nel Nord-Est, mentre al Sud e nelle Isole rappresentano ancora solo l’1,3 per cento e il 2 per cento rispettivamente.

            Ma reti e tecnologie di nuova generazione sono sempre più strategici per rispondere alla crisi e per creare sviluppo e competitività -ricorda l’associazione dei giovani della Cia- perché aumenta le opportunità sociali ed economiche con nuove possibilità di business, che a loro volta generano nuovi posti di lavoro; aumenta la produttività delle aziende riducendo i costi e favorendo la nascita di nuove start-up; permette al Paese di aumentare l’attrazione degli investimenti esteri.

            In questo senso, l’esperienza degli agricoltori “under 40” della Cia è esplicativa:  in otto casi su dieci si connettono quotidianamente a Internet, mentre in 5 casi su dieci usano la rete per promuovere e/o vendere i propri prodotti. In questo modo raggiungono più facilmente i consumatori, ampliando la propria clientela. Ma non solo: soprattutto con i social media, che consentono un rapporto estremamente diretto col pubblico, possono condurre indagini di mercato per comprendere e anticipare i gusti e le esigenze dei compratori, orientando al meglio la propria offerta. Un atteggiamento che sta alla base della maggiore capacità delle aziende agricole “young” di fare fatturato: secondo recenti indagini del Ceja, infatti, i giovani imprenditori agricoli hanno un potenziale economico superiore del 40 per cento rispetto ai “senior”.

            Ecco perché ora è necessario spingere sulla banda larga nelle aree rurali -conclude l’Agia Cia- e riavvicinare l’Italia agli obiettivi di “Europa 2020”. In questo senso, sarebbe importante convocare nell’immediato un tavolo “ad hoc” sul tema al Mise, per discutere target e strategie.

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