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mercoledì 22 giugno 2016

Mercato Cloud in Italia: +18% nel 2016, oltre 1,7 miliardi di € | Dati Politecnico di Milano



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Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milanowww.osservatori.net

Il Public Cloud cresce ancora del 27% e raggiunge un valore di 587 milioni di euro.
Anche l'insieme degli investimenti per la creazione di un'infrastruttura Cloud Enabling registra una crescita del 14% e sfiora gli 1,2 miliardi di €.Poco più del 20% delle PMI tra 10 e 49 addetti utilizza il Cloud, la percentuale raggiunge quasi il 30% nelle organizzazioni tra 50 e 249 addetti.Nelle grandi imprese, cresce in modo rilevante la spesa dedicata ai sistemi core aziendali in cloud, che vale il 23% del mercato SaaS. 

A trainare l'innovazione in Cloud, i settori Manifatturiero (23% della spesa totale) e bancario (21%), a seguire Telco e Media (14%) e Servizi (10%)
A frenare le imprese che non hanno ancora sperimentato servizi Public Cloud, prevalgono dubbi su entità di risorse da impiegare e su affidabilità connessione di rete.Le aziende del nord est godono già del tasso di diffusione più ampio mentre quelle del nord ovest stanno dedicando un budget maggiore introducendo nuove soluzioni a ritmo superiore alla media. 


Milano, 22 giugno 2016 –
Il mercato Cloud in Italia prosegue la forte crescita: per il 2016 viene stimato un incremento del 18% nel 2016 che lo porterà a raggiungere un valore di 1,77 miliardi di €. A crescere a ritmo più sostenuto è il Public Cloud, stimato in crescita del 27% dal 2015 e destinato a toccare quota 587 milioni di euro; crescono anche gli investimenti dedicati alla Cloud Enabling Infrastructure, ovvero quelli destinati ad aggiornare il patrimonio infrastrutturale e applicativo già esistente in azienda per l'adozione del Cloud, che arriveranno a valere complessivamente 1,185 miliardi di euro.

"Il trend di crescita del nostro Paese appare in linea con quello che gli analisti internazionali fotografano come un fenomeno sempre più pervasivo e inarrestabile a livello globale", afferma Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano.

"In riferimento al solo Public Cloud, Gartner stima a livello mondiale una crescita per il 2016 di poco meno del 26%, per un valore complessivo di 64,7 Miliardi di dollari. In un orizzonte temporale più ampio, IDC stima che il mercato Public Cloud passerà dai 70 Miliardi di dollari del 2015 a più di 141 Miliardi di dollari nel 2019, con un tasso di crescita composito del 19,4%. Segnali confortanti per l'Italia arrivano anche dal recente studio Global Cloud Computing Scorecard di BSA – The Software Alliance che, nell'evidenziare alcuni passi in avanti fatti dal nostro Paese nella creazione dei presupposti per lo sviluppo del Cloud, colloca l'Italia all'ottavo posto a livello mondiale, due posizioni più in alto rispetto al precedente studio del 2013".

È quanto emerge dalla fotografia scattata dall'Osservatorio Cloud & ICT as a Service, giunto alla sesta edizione epromosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*

La ricerca, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno "Cloud: è arrivata l'età della ragione?" ha analizzato nel dettaglio l'evoluzione dell'offerta e i modelli di adozione di tale modello nelle aziende di grandi, medie e piccole dimensioni coinvolgendo oltre 900 CIO e responsabili IT di imprese italiane.

La spesa Public Cloud nei diversi settori aziendali
Il settore manifatturiero rappresenta la fetta più ampia della spesa in Public Cloud, con una quota pari al 23% del mercato; le iniziative maggiormente adottate sono quelle relative alla gestione della supply chain, dei trasporti e dei portali e-commerce.

Al secondo posto si attesta il settore bancario (21%): lo sperimenta in ambiti di ottimizzazione di prezzi di strumenti finanziari, nei servizi di e-learning e per quanto riguarda le piattaforme di calcolo per gli ambiti Big Data Analytics.
Telco e media raggiungono il terzo posto con una quota del 14% e in questo caso il Cloud viene utilizzato sopratutto per i servizi di streaming video, di gestione dell'advertising e di gestione delle infrastrutture.

I Servizi ottengono una quota del 10% e si concentrano su gestione delle flotte e dei ricavi.  Nel settore GDO e retail, che si attesta al 9%, vi sono esempi di utilizzo di soluzioni per il facility management degli store e per la gestione dei dati multimediali.

Nella PA e nella sanità pubblica, con quota pari al 9%, al modello Public Cloud è spesso preferito il modello di Community Cloud, dove vengono sviluppati servizi verticali direttamente dagli Enti, mentre il ricorso a servizi Public Cloud è concentrato su servizi più standard. Nelle utility (9%) storicamente c'è stata una larga adozione di soluzioni CRM in Cloud e più di recente di soluzioni orientate al risk management. 
Le assicurazioni hanno raggiunto una quota del 5% e mostrano un approccio ancora standard al Public Cloud, con sperimentazioni nell'ambito dei portali, come quelli relativi ai sinistri e alla relazione con la clientela.

"La componente di servizi applicativi (SaaS) è quella che sta trainando maggiormente la crescita del mercato Public Cloud: si prevede una crescita del 33% nel 2016." Afferma Alessandro Piva, Direttore dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service "I servizi che crescono maggiormente sono quelli dei sistemi core e verticali per le imprese, che stimiamo possano valere quasi un quarto della spesa in SaaS nel 2016. Si osserva una specializzazione dell'utilizzo dei servizi Public Cloud da parte delle imprese, che trovano sempre più risposte ad esigenze specifiche. In questo senso si può parlare di un'età della ragione nell'utilizzo del Cloud, sebbene ci siano ancora molti passi fare"

"Con il Public Cloud ormai realtà tangibile nelle grandi aziende italiane", continua Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service, "la sfida per le Direzioni IT è l'evoluzione verso modelli che permettano ad infrastrutture ed applicazioni di integrarsi in modo veloce e flessibile con i servizi consumati dal Cloud. Questo è un passaggio fondamentale per rispondere alle esigenze di innovazione e agilità che è richieste in modo mandatorio dai vertici aziendali" Il primo ambito che ha beneficiato dell'effetto catalizzante del Cloud è stato quello delle infrastrutture: il 58% delle aziende utilizza ambienti di produzione, il 61% ha sperimentato o utilizza stabilmente ambienti IaaS per sviluppo e test, il 53% adotta soluzioni di backup, il 40% di disaster recovery. Per quanto riguarda l'utilizzo di applicazioni SaaS, queste vengono introdotte in azienda in affiancamento a quanto già in uso, sia per ampliare il supporto informativo (86%) sia per sfruttare singole potenzialità innovative (82%). Minore invece il numero di aziende che sfruttano le opportunità messe a disposizione da applicazioni e piattaforme Public Cloud per sostituire sistemi obsoleti (55%). Sono invece molto poche, poco meno del 5% del campione analizzato, le aziende che ad oggi hanno fatto la scelta strategica di portare la maggior parte delle proprie applicazioni in Cloud. 
"Se da un lato il potenziale offerto dal Cloud è ormai ben noto, il percorso di Cloud Migration per le infrastrutture e per il parco applicativo aziendale è solo ai primi passi e c'è ancora molto lavoro da compiere", continua Stefano Mainetti. "Ma proprio in questi casi è stato possibile identificare una significativa trasformazione del modo di gestire l'IT in impresa, grazie all'adozione di nuove politiche di sourcing, di modalità di gestione automatizzata delle operations (DevOps), di metodologie iterative (Agile) per la realizzazione di applicazioni e, in generale, di modalità di lavoro collaborative business-IT. Questo è il vero beneficio profondo abilitato dall'adozione del paradigma del Cloud Computing, beneficio di un ordine di grandezza superiore a quelli, pur importanti, di efficienza ed efficacia misurabili nelle singole iniziative. Si tratta di un vero e proprio cambiamento culturale nel concepire l'IT, elemento oggi fondamentale per approcciare la digital transformation richiesta alle aziende dal mercato".

Geografia degli investimenti
Per quanto riguarda la scomposizione della spesa tra PMI e grandi imprese, queste ultime polarizzano ancora gran parte della spesa, per il 2016 di poco superiore al 90%. Il tasso di crescita della spesa delle grandi imprese è previsto essere del 28%, mentre per le PMI è di poco sotto al 20%.

"Per le PMI il Public Cloud rappresenta un'incredibile opportunità di digitalizzazione, che promette di recuperare il gap accumulato, offrendo tecnologie allo stato dell'arte che permettono di ridurre l'onere gestionale ICT." Afferma Alessandro Piva, Direttore dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service "Tra le organizzazioni che utilizzano il Public Cloud, solo il 12% del campione si trova in una situazione di adozione tattica, incentrata su processi di supporto e introdotti in modo separato rispetto ai sistemi informativi interni. Nel 31% l'utilizzo rientra in un progetto strategico di informatizzazione e trasformazione digitale ma limitato ad ambiti di supporto. Per il 28% le soluzioni Public Cloud sono a supporto dei processi core, senza però prevedere un progetto di integrazione con i sistemi informativi interni. Il restante 29% afferma che le soluzioni Public Cloud sono in buona parte integrate con i sistemi informativi interni, in linea con quanto avviene nelle grandi imprese."

La dimensione d'impresa gioca un ruolo nella diffusione dei servizi Public Cloud: se poco più del 20% delle organizzazioni tra 10 e 49 addetti utilizza il Cloud, la percentuale raggiunge quasi il 30% nelle organizzazioni tra 50 e 249 addetti.

In termini di entità di spesa dedicata al Public Cloud, emerge come le aziende del nord ovest dedichino un budget maggiore, se confrontato con la relativa spesa IT, rispetto alle altre aree geografiche. Analogamente a quanto rilevato per la diffusione, anche l'incidenza della spesa Public Cloud sulla spesa IT si dimostra correlata alla classe dimensionale.

Rispetto alla dinamica di crescita nelle diverse aree geografiche, il nord ovest è quella che mostra maggiore dinamicità, mentre il nord est è l'area dove i servizi cloud hanno attualmente maggiore diffusione; seguono, con un certo distacco, il centro e sud e isole.

* L'edizione 2016 dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service è realizzata con il supporto di Alcatel-Lucent Enterprise, AlmavivA, BT Italia, Cisco, Clouditalia Telecomunicazioni, Ericsson, Hewlett Packard Enterprise, Intel, KPNQwest Italia, Openwork, Passepartout, Seeweb, Vodafone Italia; Avnet, Fastweb, Hitachi Systems CBT, Mitel, Pure Storage, Trend Micro, Var Group, Wind; Brennercom. 

La School of Management del Politecnico di Milano, costituita nel 2003, accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nel campo dell'economia, del management e dell'industrial engineering, che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. La Scuola ha ricevuto nel 2007 il prestigioso accreditamento EQUIS. Dal 2009 è nella classifica del Financial Times delle migliori Business School d'Europa. Nel Marzo 2013 ha ottenuto il prestigioso accreditamento internazionale da AMBA per i programmi MBA e Executive MBA. Dal 2014, la Scuola è membro di UniCON, PRME e Cladea. La Scuola può contare su un corpo docente di più di duecento tra professori, ricercatori, tutor e staff e ogni anno vede oltre seicento matricole entrare nel programma undergraduate. Fanno parte della Scuola: il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e MIP Graduate School of Business che, in particolare, si focalizza sulla formazione executive e sui programmi Master.Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) nascono nel 1999 con l'obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale per favorire lo sviluppo del Paese. La Vision che guida gli Osservatori è che l'Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La Mission degli Osservatori è produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l'offerta di innovazione digitale in Italia. Gli Osservatori sono oggi un punto di riferimento qualificato sull'innovazione digitale in Italia che integra attività di Ricerca, Comunicazione, Formazione e una Community sempre più ampia di professionisti. Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative: Agenda Digitale, Big Data Analytics & Business Intelligence, Cloud & ICT as a Service, Cloud nella PA, Digital & M&A, Digital Finance, Digital Transformation Academy, Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, Digital Insurance, eCommerce B2c, eGovernment, Enterprise Application Governance, Export, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Gestione Progettazione e PLM (GeCo), Gioco Online, HR Innovation Practice, Information Security & Privacy, Innovazione Digitale in Sanità, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nel Turismo, Internet Media, Internet of Things, Mobile B2c Strategy, Mobile Banking, Mobile Payment & Commerce, Professionisti e Innovazione Digitale, Smart Manufacturing, Smart Working, Startup Hi-tech, Startup Intelligence, Supply Chain Finance.






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