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Partite IVA per tipologia di società |
L’Italia, come è
noto, è il Paese delle partite iva: l’agenzia delle entrate le quantifica in un
numero compreso fra 8 e 9 milioni su una forza lavoro di circa 20 milioni. Questi
numeri fanno impallidire tutti gli altri Paesi europei. Ma è tutto oro quello
che luccica?
In realtà molte
partite IVA sono inattive e questo abbassa la stima a poco più di 5 milioni e
altre, circa 300 mila secondo la stima dell’istituto di ricerca ISFOL, sono
finte poiché aperte per poter lavorare presso studi professionali mascherando
un vero e proprio rapporto subordinato.
Causa il rigido mercato del lavoro, a questi studi non conviene assumere
personale a tempo indeterminato o sostenere i costi previdenziali.
Il rischio di
sottovalutare o sopravalutare la portata di questa categoria di lavoratori è
alto. Inoltre anche la definizione di freelance non è molto chiara. Il termine
freelance ha addirittura origini nella letteratura: free-lance è il soldato
mercenario senza bandiera descritto da W. Scott nel romanzo Ivanhoe (quello di
Robin Hood e re Riccardo Cuor di Leone per intenderci). All'inizio del secolo
scorso il termine veniva usato per indicare soprattutto il giornalista indipendente
che vendeva i propri articoli alle varie testate. Con lo sviluppo della
tecnologia la parola ha cambiato
nuovamente significato. Il freelance ha abbandonato l’inchiostro e la carta per
usare computer, cellulare e mail. E’ un libero professionista che svolge
attività creative ed intellettuali: consulenti, artisti, programmatori,
blogger, grafici e contabili sono solo un esempio di queste professioni
moderne.
Ai 5 milioni di
partite IVA dobbiamo sottrarre gli imprenditori che svolgono attività produttive
o artigianali. Questo spiega il motivo di dati contrastanti comparsi su
articoli di testate nazionali: da un lato si dice che la crisi ha drasticamente
ridotto il numero di imprenditori dall'altro
lato il numero di freelance ha visto una crescita a due cifre negli ultimi 3
anni.
Secondo la natura
stessa della professione, i freelance vogliono essere liberi e non
inquadrabili: è per quello che il loro numero non è immediatamente calcolabile
e non vi è ancora un’organizzazione in grado di fornire delle cifre certe.
Negli ultimi anni cresce però la richiesta di maggiori attenzioni per questa
categoria che sta diventando la spina dorsale delle nostra imprese per uscire
dalla crisi. A gran voce si è richiesto al governo Renzi di estendere il bonus
di 80 euro alle partite IVA mentre l’ACTA (Associazione Consulenti del Terziario
Avanzato) mette in campo alcune proposte per tutelare socialmente il freelance.
L’European Freelances Campaign raccoglie firme per far sentire la voce dei
freelance a Bruxelles. C’è anche chi offre supporto e know-how al mondo
freelance: a Torino Toolboxoffice offre spazi condivisi per freelance e a
Milano la Camera di Commercio tramite Formaper aiuta i giovani a mettersi in
proprio con corsi e formazione.
La rivoluzione
legata alle nuove tecnologie ha creato nuove professioni che ben si adattano al
mondo freelance. Le piccole medie imprese devono dotarsi di siti web o app per
non perdere il contatto con la clientela o puntare sull'esportazione: ed ecco
che il web designer freelance che corre in loro aiuto. Internet ha dato una
decisiva spinta allo sviluppo degli e-pro: professionisti che orbitano attorno
alla rete. Non c’è da stupirsi se vi è fermento attorno a questa comunità.
Negli USA e nel nord Europa sono già attivi dei marketplace per favorire
l’incontro fra clienti e freelance. Secondo una ricerca di Mckinsey entro il
2015 il 90% delle società americane si appoggerà su piattaforme per freelance
per dotarsi dei migliori talenti. In Italia è nata da poco AddLance che punta a conquistarsi i favori dei professionisti
e delle PMI del Bel Paese.
AddLance ha
pubblicato di recente uno studio sui numeri che circondano il mondo freelance:
sono gli USA che fanno la parte del leone nel mondo freelance con il 27% della
forza lavoro. La sorpresa più significativa è che l’Italia si colloca in cima
ai pesi UE con un significativo 6% superando il 5% del Regno Unito e il 4%
tedesco. La ricerca approfondisce la
situazione nazionale rielaborando i dati del Dipartimento delle Finanze
aggiornati al 2013. Secondo tale ricerca alla fine del 2011 vi erano 5 milioni
di partite iva ma incrociando i dati sulla forma societaria, fatturato e
settore di attività la dimensione del mondo freelance si colloca a 1.1 milioni di soggetti attivi. Di questi i professionisti legati al web
sarebbero il 60%. Queste cifre sono destinate ad aumentare dato che vi è un
netto incremento di aperture di partite IVA da parte di giovani under 35.
Questo non deve sorprendere: se il futuro per i giovani è la precarietà tanto
vale mettersi in gioco e cogliere tutte le opportunità lavorando per se stessi.
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